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Yvonne Pugliese

Il Colore del Tempo, Mario Sughi in mostra da Yvonne Arte Caontemporanea

Il particolare interesse che ho sempre rivolto alla ricerca artistica contemporanea e al suo divenire, ha via via delineato il mio ruolo di gallerista. Lo stretto rapporto creatosi nel tempo tra galleria e artisti mi ha convinto, per la prima volta, a scrivere l’introduzione a questa pubblicazione, nel totale rispetto per tutti i ruoli professionali del mondo dell’arte.

Prima di parlare del lavoro di Mario Sughi desidero motivare e spiegare questa insolita presenza in uno spazio dove solitamente leggiamo curatori, storici o critici dell’arte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’obiettivo del mio lavoro consiste nel favorire la ricerca degli artisti, collaborando con collezionisti e enti pubblici nella consapevolezza di una responsabilità etica e nella certezza di portare avanti un lavoro assolutamente necessario. Nel micro obiettivo invece lavoro per favorire una comunicazione integra tra  la poetica dell'artista e i fruitori dell'arte. Cerco quindi di mettere in relazione le due parti ricercando luoghi, situazioni, mezzi perché questo incontro arrivi nella soddisfazione di entrambi. E forse anche lo scrivere può essere un buon mezzo.

Gli artisti con cui collaboro appartengono a diverse aree di ricerca. Infatti perseguo la possibilità di monitorare e divulgare la suscettibilità nervosa del nostro sentire contemporaneo, attraverso l’individuazione di diverse declinazioni dei linguaggi visivi.

Mario Sughi disegna e dipinge tutto al computer facendo uso di una tavoletta digitale. L’utilizzo di una “macchina” per la realizzazione della sua “pittura” è assolutamente coerente con un raffreddamento del mezzo espressivo in grado di ridefinire un ordine di rapporto tra l’artista e i soggetti che rappresenta. Figure, per lo più femminili, perse nello spazio. Figure concentrate in sé in ogni azione che compiono.

Heidegger scrive negli anni ’30: “Noi non siamo nel tempo, ma siamo noi stessi il nostro tempo”. Sono passati quasi 100 anni e il tempo ha preso una forma tirannica richiedendo al singolo sforzi continui per rientrare ed essere riconosciuti in un immagine del tempo che la società si è data. La fatica, la pesantezza di vivere nel tempo, lo sforzo continuo che ci porta fuori da noi per soddisfare un’immagine e riceverne un simulacro di gratificazione. Non si tratta di una critica, è un dato di fatto, una pura lettura di un vivere contemporaneo mondiale.

Mario Sughi ferma le immagini degli uomini e delle donne negli istanti di massima interiorità, nel contatto con sé stessi. In un senso di smarrimento che é in vero un momento di grande realtà.

Questo aspetto dell’uomo è commovente, toccante pur nella freddezza della rappresentazione. Per Mario Sughi non si tratta di fare una critica sociale, non ha nessuna intenzione di demonizzare il nostro vivere contemporaneo. L’artista ha l’occhio per cogliere quei momenti di estraniazione dal mondo e di concentrazione in sé. E proprio qui ritorna la frase di Heidegger a ricordarci che è quel sé , nella sua verità, che crea il tempo e non il contrario.

Raramente gli artisti hanno la capacità di farci vedere uno spaccato di contemporaneità e darci al tempo stesso una specie di risoluzione, di pensiero felice. Ma a mio avviso Mario Sughi lo fa e desidero che la forza della sua poetica si percepisca appieno. Il suo è oltretutto un linguaggio perfetto per dialogare con le giovani generazioni e con i giovani collezionisti poiché apre un dialogo con la Pop Art inglese rifondandone alcuni statuti attraverso il ricorso alle strategie linguistiche del fumetto, dell’affiche e dell’illustrazione. Osserviamo composizioni semplici, pulite, con pochi elementi, spesso con un affascinante orizzonte nel background. In ogni opera si apre uno spazio che continua oltre il limite del quadro, è sempre uno spazio infinito da cui risalta ancora di più l’importanza della figura umana e del suo “smarrimento-ritrovamento”.

Questa pubblicazione accompagna la mostra personale che è stata allestita nella galleria Yvonneartecontemporanea a Vicenza e porta il titolo Il colore del tempo. E’ un titolo che abbiamo scelto insieme, Mario e io. E’ un titolo suggestivo il cui potere di rinvio apre al nostro pensiero innumerevoli possibilità di sviluppo. Desidero perciò lasciarlo senza commenti se non per il fatto di dire che il tempo nelle opere di Mario Sughi è anche dato dal colore, da sfumature e velature in eleganti e suggestivi accostamenti. A volte è un colore pastello, a volte è un colore più forte. Credo che sia il colore del nostro tempo.

 

Yvonne Pugliese, Yvonne Arte Contemporanea

saggio di presentazione pubblicato in

Mario Sughi, Il Colore del Tempo, Vanilla Edizioni (Savona, 2013)