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Mary Grehan

Qualche parola sul lavoro di Mario Sughi

 

Alcuni di noi hanno un interesse per gli animali, altri per le automobili. Ma dal momento che siamo persone, il nostro interesse principale è per i nostri consimili, anche quando non li conosciamo, anzi a volte soprattutto quando non li conosciamo.

Quando un artista crea un'immagine con due figure una accanto all'altra, come a Mario Sughi riesce in modo così coinvolgente, diventiamo propensi a proiettare le nostre emozioni ed a costruire un racconto su ed intorno a quelle.

Per esempio, nella mostra "Interiors and Exteriors", provo un sentimento di compassione quando mi trovo di fronte a quel ragazzo dall'espressione visibilmente tormentata nel lavoro intitolato "Dublin" [Tav. A].

Mentre il personaggio in "The Visit" [Tav. B], ha un'aria un po' troppo compiaciuta per i miei gusti.

Se poi provassimo ad allargare questo concetto ancora oltre, si arriverebbe a dire che quando i personaggi dei lavori diventano quattro o addirittura sei, va in onda una sorta di soap opera virtuale nella mente dello spettatore.

Ma non è l'artista che ha scritto la sceneggiatura - siamo noi in quanto spettatori che la scriviamo.

In altre parole le arti figurative non sono un cruciverba dove esiste una sola risposta che aspetta di essere decifrata dallo spettatore.

Non sorprende che quando Mario Sughi inizia un nuovo lavoro, egli parta dal viso; ma le espressioni sono fini ed i gesti non sono mai incontrollati. Malgrado le figure siano belle ed appaiano prosperose, un certo senso di noia le accompagna. "No Plans for the Weekend" [Tav. C], mi fa pensare ai personaggi dei romanzi di F. Scott Fitzgerald, bei personaggi con un sacco di opportunità, ma poca direzione.

Questi personaggi non sono poi solo dei personaggi d'un romanzo; essi sono altresì un veicolo che Mario Sughi usa per raggiungere i suoi scopi visivi.

La sua estetica è basata su semplicità, eleganza e tocchi leggeri.

Come l'artista americano Alex Katz, Sughi raccoglie la sfida dell'arte di trasmettere molto con molto poco.

E fa anche uso di giochi visivi, come in "The Red Door" [Tav. D], dove il centro dell'azione in termini di contenuto è sicuramente il volto della donna, ma quel che attrae il nostro sguardo è la porta, ed in questo modo la tensione viene creata facendo muovere l'occhio dello spettatore in diverse direzioni.

Mario disegna le sue immagini digitalmente al computer e, quasi come uno scrittore che sposta intere scene grazie al "taglia e incolla", anche lui puo' giocare coi suoi personaggi, un po' come un bambino coi soldatini, muovendoli attorno e lungo la pagina dello schermo, modificando continuamente la dinamica della scena.

Questo modo di elaborare il disegno digitale è piuttosto inusuale in Irlanda, ma tecnica o non tecnica, l'esperienza che si compie guardando questi lavori è immediatamente e del tutto un'esperienza visiva.

Sembra si possa sostenere che la crescita in importanza dell'aspetto concettuale nell'arte contemporanea sia avvenuta a spese dell'aspetto visivo, di conseguenza è qui rassicurante vedere il linguaggio visivo colloquiare attraverso i colori, la composizione, il ritmo dell' immagine. Certamente non mi sarei attesa nulla di meno da un artista italiano la cui eredità è quella dei grandi del Rinascimento, Leonardo, Michelangelo e Raffaello, e le generazioni di importanti artisti italiani che li hanno seguiti, e a cui Mario appartiene.

 

Mary Grehan

Arts Director of the Waterford Healing Arts Trust and Writer

 

Qualche parola sul lavoro di Mario Sughi

in Figure e Paesaggi, Mario Sughi a 6° Senso Art Gallery (Darwin Edizioni, Roma, 2012)

 

 

 

Tav. A

Tav. B

Tav. C

Tav. D